ORESTES in «Die Orestie: Die Eumeniden» II.

    Atto IV 

    Oreste e Atena. 

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    ORESTE: 
    O Palla, o tu che la mia stirpe hai salva,
    tu la mia casa rendi a me, che privo
    ero di patria. Ed or diranno gli Èlleni:
    «Un uomo d’Argo, le paterne mura
    abita ancora, pel favor di Pallade
    e di Febo e di quei che tutto domina,
    di Giove». Ei tutelò del padre mio
    la sorte, e volle me salvo, e neglesse
    queste, a vendetta di mia madre sorte.
    Ed ora, io parto, e alla mia casa torno,
    a questa terra e al popol tuo giurando
    che mai, pei mille e mille anni venturi
    uomo alcun che la mia terra governi
    qui condurrà guerresco ordin di lance.
    Ché io, dal fondo della tomba mia,
    chi questo giuro mio trasgredirà,
    colpirò con sciagura immedicabile,
    e ogni via di sgomento, ed ogni tramite
    gli sbarrerò di tristi augurî, ond’egli
    dovrà desister dall’impresa. E dove
    il mio giuro rispettino, ed a questa
    città d’Atene aiuto in guerra prestino,
    sarò benigno ai cittadini miei.
    A te salute e al popolo d’Atene.

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