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Atto IV, Scena I
Bottom solo.
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BOTTOM: (si sveglia) Allorchè il mio momento verrà, chiamatemi e risponderò: io entro dopo le parole: vaghissimo Piramo. — Olà, olà! Pietro Quinzio! Finte, racconciatore! Snout, calderaio! Starveling, Dio della mia vita! son pronti, e mi han lasciato qui addormentato! Ho avuta una ben strana visione. Ho avuto un sogno che è oltre le forze dell’uomo di poter esplicare: l’uomo non è che un giumento se chiarire vuole i sogni. Sembrami che fossi... non v’è alcuno che possa dir quale. Parevami di essere e parevami di avere... ma sarebbe da folle il voler dire quello ch’io era. L’occhio dell’uomo non ha udito, l’orecchio dell’uomo non ha veduto, la mano dell’uomo non può gustare, non la sua lingua concepire, nè il suo cuore narrare qual sogno era quello. Vuo’ raggiunger Pietro Quinzio per scrivere sopra di esso una ballata che chiamata sarà il Sogno di Bottom che non ha fondo1; ed io la canterò alla fine del dramma dinanzi al duca. Forse per render la rappresentazione più graziosa la canterò alla morte di Tisbe. (esce)