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Atto III, Scena III
Desdemona e Otello.
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DESDEMONA: Ebbene, dimani sera, o martedì mattina, o al meriggio di martedì, o al vespro, o all’alba del giorno appresso. Te ne prego, poni il termine; ma non oltrepassare i tre giorni. In verità, egli è tutto contrito; e nullameno il suo fallo, secondo il nostro volgar giudizio, se ciò non procede dalla guerra, che qualche volta esige, dicesi, esempi severi anche sui migliori uffiziali, è fallo che appena merita una riprensione segreta. Quando tornerà dunque? Dimmelo, Otello. Stupisco; e penso quale inchiesta potreste farmi, che rifiutarvi volessi, o farvi attendere tanto. Come? Cassio, che veniva con voi allorchè cominciaste ad amarmi: che più di una volta prese con zelo le vostre difese allorchè io era con voi sdegnata; dovrà tanto pregare, onde ottenere mercè? Oh! credetemi, io farei ben di più per... [...] Nè questa è una grazia che fate; ma è come se vi scongiurassi di coprirvi coll’elmo, di nutrirvi di cibi salutari, di guarentirvi dal freddo l’inverno, di procurare il vostro bene. Oh! allorchè avrò ad intercedere una grazia, per cui mi converrà svegliare la vostra tenerezza, ella sarà ben severamente pesata, combattuta bene a lungo; e solo dopo mille timori credo mi sarà concessa.