ARIEL in «Der Sturm»

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    Atto III, Scena III 

    Entra Ariele in forma d’Arpia, e svolazza alcuni minuti intorno alla tavola, la quale poscia svanisce.

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    ARIEL: Sono fra voi tre colpevoli, che il Destino che ha in guardia questo umile mondo, fe’ recare dal mare sulle rive di quest’isola, dove altri uomini non albergano, che voi, malvagi, indegni, disonore della specie umana. (vedendo Alonso, Sebastiano ecc. che snudano le spade) Io ho colmati i vostri cervelli di demenza, di quel coraggio frenetico che induce gli uomini a darsi la morte colle proprie mani; ed è perciò, stolti, che ancor non ravvisate in me e ne’ miei compagni i ministri di una potenza soprannaturale. Ma gli elementi di che sono composti i vostri ferri potrebbero così a mala pena ledere le penne delle mie ali, quanto immergersi sanguinosi nei celeri venti, o ferir la fugace onda che tosto rimargina la cicatrice fattavi dalla spada. Com’io, invulnerabili sono i miei compagni; e se ciò anche non fosse, non potreste più trattare le empie vostre armi. Riempiendo ora lo scopo del mio messaggio, vi dico che foste traditori usurpando il trono di Milano, e cacciandone il suo legittimo possessore e la innocente figlia di lui: dicovi, che per quella iniqua trama gli onnipossenti Destini, che indugiano talvolta, ma non mai obbliano i loro castighi, infiammarono i mari e le sponde, sollevarono tutti gli elementi della natura contro di voi; te, o Alonso, privarono del figlio: e colla voce mia v’ammoniscono, che flagelli più crudi ancora vi aspettano, se preservarvene non saprete con pentimenti sinceri, e con un seguito di azioni illibate e oneste. (si dilegua dietro un colpo di fulmine).

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