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Atto IV, Scena V
Ofelia e Laerte.
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OFELIA: (canta) «Essi lo portarono sulla bara col volto scoperto; sulla sua tomba furono versati flutti di lagrime.» Addio, mia colomba!
[...] Dovete cantare: «Giù, giù.. Egli é ito... Non è più....» Oh come questo ritornello si addice alla filatrice, lorchè fa girar la sua ruota. È del falso maggiordomo che rubò la figlia del suo signore. [...] Ecco il rosmarino che fortifica le rimembranze; amore, te ne prego, ricordami; ed ecco il fiore del pensiero. [...] Eccovi erbe per voi, e ecco per voi ruta, e ne tengo un poco anche per me... la potremmo chiamare l’erba di grazia della domenica; oh la dovete portare con devozione... Ecco una margherita... vorrei darvi anche qualche viola, ma avvizzirono tutte quando mio padre mori. Dicono facesse un buon fine... «Perocchè il caro Robin e tutta la mia gioja...»[...]
(canta) «E non tornerà egli? E non tornerà? No, no, è morto, va al tuo cataletto, egli più non tornerà.. La sua barba era bianca come la neve, la sua capigliatura era color del lino; egli è partito, è partito, e invano gemiamo; pietà della sua anima!» E di tutte le anime cristiane! Ne supplico Iddio! Iddio sia con voi! (esce.)